Montagna-terapia, di S. Carpineta, R. Villi

Montagnaterapia e Psichiatria

“Quando si sale sopra i mille metri le parole non possono che assumere un valore particolare!”
Con questa frase è iniziato il corso di formazione per operatori dei servizi psichiatrici e per soci del CAI, organizzato dall’Azienda Sanitaria della Provincia di Trento e dalla Sezione SAT-CAI di Riva del Garda.
Ed a pronunciarle è stato il Prof. Annibale SALSA, Presidente Generale del Club Alpino Italiano ed in questa veste prezioso animatore e relatore del corso.
Un’occasione che prosegue quella che ormai sta diventando, dopo il convegno dell’anno scorso, una vera e propria tradizione: vivere un momento di confronto scientifico “sul campo”, utilizzando la montagna ed un suo rifugio (l’accogliente Rifugio Nino Pernici alla Bocca di Trat) come luogo per praticare non solo la montagna ma anche l’impegno e la formazione scientifico-professionale, in questo caso quella attinente al campo della psichiatria.
All’incontro hanno partecipato più di cinquanta operatori dei Servizi Psichiatrici in particolare provenienti dal Trentino, ma anche con rappresentanze dall’Alto Adige, Lazio, Lombardia, Abruzzo, Marche e Veneto (non a caso quasi tutti soci del CAI!). Una presenza coesa ma al tempo stesso arricchita dalla diversità dei ruoli professionali (medici, infermieri, terapisti della riabilitazione, educatori professionali) e delle esperienze maturate nel proprio campo.
I tre giorni di lavoro sono stati aperti dalla relazione del Presidente Salsa, che in questo caso è stato presente sia come “uomo di montagna” che come antropologo e Professore Universitario esperto del mondo della psichiatria. Nel Corso queste sue due “anime” hanno trovato una positiva sintesi, tanto che la sua relazione è stata una profonda e dotta riflessione sull’uomo e la montagna, in tutti i suoi aspetti antropologici, culturali, storici e filosofici, e questo seguendo un percorso che ha permesso di giungere ad inquadrare il tema della montagna come “strumento” di terapia per le difficoltà esistenziali e in particolare per il disagio psichico.
A questa sono seguiti altri numerosi interventi, preordinati e non; e ne ricordiamo solo alcuni.
Gli operatori dell’Azienda Sanitaria (Bolognani, Tacchelli e Carpineta) assieme ai soci SAT (coordinati da Roberto Villi) ed alla Guida Alpina Paolo Calzà hanno proposto la loro esperienza maturata da quando, tre anni fa, è nato il “Progetto SOPRAIMILLE”. Giulio Scoppola, psicologo ed Istruttore di Alpinismo, ha ripercorso gli albori della “montagnaterapia” (utilizzata principalmente per la patologia psichiatrica ma che ormai si sta misurando anche con altre aree di intervento quali la cardiologia, l’oculistica, la geriatria, la terapia delle dipendenze) soffermandosi su numerosi aspetti della dimensione psicologica. Dino Ermini, Educatore Professionale ed esperto di riabilitazione psichiatrica, ha proposto la sua esperienza in questo campo e numerosi ed interessanti spunti metodologici ed applicativi, mentre lo psichiatra Paolo Di Benedetto ha tracciato un percorso teorico riuscendo a fornire una chiave di lettura culturale di grande interesse.
Se questi erano gli interventi programmati, sono stati numerosissimi quelli spontanei, attivati dall’interesse via via suscitato e dalle incessanti stimolazioni.
Ma ad un corso come questo non poteva ovviamente mancare una sessione pratica, e questa si è svolta, ovviamente, sul campo, in montagna. I corsisti hanno potuto, divisi in piccoli gruppi e sotto la guida di un conduttore/facilitatore, sperimentarsi con pratiche e tecniche le più svariate; si è passati dall’uso della verticalità come momento di riappropriazione del proprio corpo alla sperimentazione del gioco attraverso i cinque sensi, dall’osservazione della natura o la riscoperta dell’equilibrio utilizzati come momento di integrazione e di crescita alla “ricognizione” del rapporto uomo-sentiero, tutto sempre ricondotto alla costante dimensione gruppale come momento unificante. Tutte pratiche apprese o ri-apprese, fatte oggetto di pratica, riflessione ed approfondite discussioni. La sperimentazione su se stessi è stato il metodo migliore per apprendere strategie e tecniche da riproporre nei propri luoghi di lavoro, nelle rispettive aree di intervento, nei Centri di Salute Mentale o nelle Comunità Terapeutiche di provenienza.
E questo è stato uno dei grandi successi del corso. Il riuscire ad offrire materiale teorico e pratico ad operatori e tecnici che con il proprio entusiasmo e coinvolgimento potranno riproporlo nelle proprie realtà, attivando energie sicuramente presenti ma forse oggi non utilizzate.
Il secondo risultato, forse inatteso, è rappresentato dalla presa di coscienza che numerosissime realtà di questo tipo esistono in tutta Italia. Differenziate, con mezzi e strumenti diversi, senza necessariamente poggiarsi su le stesse scelte, metodologie o presupposti teorici, ma tutte assolutamente accomunate dalla ricerca di uno strumento nuovo ed efficace per la riabilitazione in psichiatria.
E se questo ha confortato gli organizzatori, in qualche senso “catalizzatori” di un momento di incontro così importante, ancora più sostanziale è apparsa la volontà di tutti di aumentare questa conoscenza, implementare i rapporti, “tessere la rete”.
E forse più di ogni altro è stato proprio il Presidente Salsa ad auspicare la prosecuzione di questo lavoro, ipotizzando addirittura una partecipazione diretta del CAI per la nascita di un progetto a livello nazionale.
Forse al Pernici è nata qualche cosa di importante.

S. Carpineta, R. Villi
Articolo pubblicato su “Lo Scarpone”, rivista del Club Alpino Italiano
Numero 11, novembre 2005

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